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Quante storie per un organo a canne!

In un paese come l’Italia possiamo affermare di essere letteralmente circondati da edifici religiosi traboccanti di tesori d'arte e tra di essi gli organi nati per celebrare le ricorrenze più importanti. Questi beni sono talmente numerosi che passano perlopiù inosservati e li diamo per scontati, tuttavia spesso sono il frutto della migliore artigianalità, del genio artistico e dunque è venuto il momento di fermarsi e dedicare il tempo per chiedersi che cosa c'è dietro la porta di una chiesa e quali e quante storie può raccontare un oggetto come un organo a canne che non è un semplice decoro di una navata.

IRVI - Prima edizione IoRiVivoItalia 2024

IoVivoItalia ha come obiettivo fare vivere attivamente il patrimonio italiano e quest’anno si è aggiunta l’iniziativa IoRiVivoItalia o IRVI che intende ogni anno adottare un bene del nostro patrimonio bisognoso di cure devolvendo una parte dei propri guadagni per farlo “riVivere”.

Per la prima edizione la scelta è andata sullo storico organo Serassi- Parolini ospitato nella chiesa di San Sebastiano oggi sede del Museo Diocesano di Cuneo. Già restaurato nel 2013, lo strumento, per tornare a suonare, aveva necessità di un attento intervento di pulitura ed accordatura che la storica azienda di Vegezzi Bossi di Centallo ha curato con grande maestria. 

Quando, su indicazione della storica dell'arte Laura Marino, direttrice del Museo Diocesano di San Sebastiano, abbiamo deciso di sostenere l’intervento di pulitura e accordatura dell’organo non avremmo mai pensato che questa esperienza si sarebbe trasformata in un vero viaggio anzi… in un duplice viaggio. Il primo attraverso la storia di alcune delle più grandi famiglie di organari italiani e l’altro attraverso il miracolo della meccanica e l’artigianalità grazie alla quale i suoni diventano armonia e musica.

Quante chiese ci sono in Italia?

Nel Bel Paese le diocesi italiane sono 226, i cui vescovi formano la Conferenza Episcopale Italiana, le parrocchie superano le 25.000 unità, e circa 100.000 sono gli edifici di culto presenti sul territorio. Ad oggi la Banca dati del CEI comprende 67.785 chiese attive (di cui 66.989 pubbliche). Appare evidente che una parte significativa del patrimonio risulta in stato di inutilizzo con conseguente rischio di perdita di una fetta importante del nostro patrimonio.

Le rotte degli organari in Italia: famiglie e città della tradizione organistica italiana.

La prima storia che ci ha rapito è la ricchezza della tradizione nella costruzione di organi in Italia, che sin dal XVI secolo vede vere e proprie dinastie di famiglie tramandarsi i segreti di bottega ed in alcuni casi anche imparentarsi facendo confluire un patrimonio di conoscenze ed esperienze davvero inestimabili. Nel caso del nostro organo di San Sebastiano,  la firma della realizzazione originale spetta alla bottega Serassi di Bergamo (solo successivamente ci sarà l’aggiunta della seconda tastiera e nuovi registri da parte di Perolini sul finire dell’800). Serassi è una bottega di riferimento, per il contesto italiano, e fece scuola a Bergamo per numerose altre famiglie. E’ in effetti proprio a Bergamo che incontriamo anche il nome dei Bossi, originari di Mendrisio sin dal 1550, ma che nel 1635 si spostano a Bergamo e qui operano fino al 1850 quando intravedono ottime possibilità di mercato nell’allora capitale Torino; si trasferiscono quindi diventando il riferimento principale nella costruzione di tutti gli organi del Piemonte e non solo.

Parallelamente nel 1824 Carlo Vittino fonda a Centallo una fabbrica di organi di chiesa che vengono riconosciuti per la loro raffinatezza sonora e per la precisione meccanica. Tra i protagonisti di questo nostro racconto troviamo Annetta Vittino, appassionata del lavoro dei suoi avi tanto da lasciare le attività femminil che le sarebbero dovute toccare per dedicarsi a quest’arte che la portano anche in contatto con Giacomo Vegezzi-Bossi ed è subito amore! Così due storiche botteghe di costruttori di organi incominciano un percorso condiviso che arriva sino ai giorni nostri dove l’attività a Torino si è esaurita, mentre continua quella di Vittino.Vegezzi-Bossi a Centallo che già nel 2013 si prese cura del restauro del nostro organo ed oggi ritorna per farlo suonare nuovamente nel migliore dei modi.

Bergamo, Torino e Centallo, tre luoghi accomunati dalla tradizione organistica ed oggi in qualche modo il nostro viaggio ci ha portato a percorrerle lungo il filo rosso del nostro organo di San Sebastiano che è frutto del lavoro di generazioni di famiglie e botteghe.

Vegezzi Bossi, eccellenza cuneese di tradizione centenaria

Vi invitiamo ad approfondire la storia di questa famiglia che rappresenta un vanto per il territorio della provincia di Cuneo ed ancora oggi lavora nella sede storica dove custodisce la memoria delle famiglie Vittino Bossi e Vegezzi. Visita

Dentro il ventre dell’organo: come funziona un organo a canne?

La ditta Vegezzi Bossi sta conducendo per il Museo Diocesano di Cuneo e per l' occasione della nostra prima edizione di IRVI (IoRiVivoItalia) che ha finanziato un’operazione di pulitura ed accordatura a dieci anni dal precedente restauro del 2013. Oggi, siamo andati a trovarli durante l’ultimo giorno del loro lavoro in San Sebastiano ed in primo luogo desideriamo esprimere un riconoscimento alla ditta Vegezzi Bossi ed in particolare a Mauro Aprile e Vanni Milanesio perchè non solo ci hanno accolti, ma ci hanno aperto un mondo ed attraverso le loro parole abbiamo dato il giusto valore alle cose, al lavoro, alla straordinarietà di ciò che ci stava di fronte. Impagabile il loro entusiasmo e la passione oltre che la disponibilità, che ci fa davvero intendere quanto queste professioni siano un patrimonio prezioso di cui il nostro paese deve andare orgoglioso e deve proteggere.  Mauro e Vanni ci hanno regalato la fortuna di “entrare dentro il ventre” di un organo attraverso le parole e le loro spiegazioni che tutti dovrebbero ascoltare per rendersi conto del grande patrimonio che abbiamo e la fortuna di poterlo custodire e quali potenzialità dovremmo essere in grado di sfruttare. 

Ecco qualche ripresa dell'opera di pulitura ed accordatura del nostro organo...

Ecco il racconto della mia visita che mi auguro possa essere d’ispirazione per molti che d’ora in poi ascoltando le note o semplicemente guardando un organo in una chiesa non le dia come scontati, ma sappia guardare oltre ed apprezzare.

Sono le 11 circa di una mattina di novembre e contrada Mondovì con la sua piacevole armonia, le facciate porticate di antiche case medievali è innondata da una luce meravigliosa. Questa è la via del centro storico di Cuneo dove è bello perdersi tra botteghe e dettagli. Verso la fine della via arrivando dalla centrale Via Roma ecco sulla nostra sinistra comparire la facciata di San Sebastiano. La porta della chiesa è aperta ed entro. Anche all’interno la luce fa vivere i colori pieni della volta affrescata ed il tipico barocco piemontese in qualche modo sembra alleggerirsi. Attraverso la navata fino in centro alla chiesa e mi volto. Ecco qui il nostro organo ed ecco Vanni e Mauro, che incontro per la prima volta, all’opera. Non li vedo sento solo delle voci che sembrano provenire da dentro la cassa dell’organo mentre uno di loro è alla tastiera.

Mi fanno salire e subito assecondano il mio desiderio di capire come funziona un organo a canne?  Nella mia vita ne ho sentiti diversi in tutto il mondo ma in realtà non mi era mai capitato di avere l’opportunità di capire da vicino i meccanismi che alimentano il suono.

Campanelli, ancie, canne ad anima, mantici, registri, tasti, buffet, tastiere, pedali, leve ed un intrico di esili tiranti di ferro in grado di azionare valvole e quindi suoni e quindi armonie e quindi musica. Attraverso le parole che sto ascoltando In un certo senso mi rendo conto che la sinfonia nasce molto prima della musica, ovvero quando questo sofisticato sistema di meccanica frutto della massima artigianalità è talmente perfetta ed equilibrata da creare suoni armonici e tagliati su misura per il luogo dove viene ospitato.

Si perchè una delle cose che maggiormente mi ha colpito della spiegazione che ho ricevuto é di come un organo viene tarato rispetto lo spazio in cui si trova, in base alla conformazione dello spazio a disposizione, ai gusti dell’epoca ed è insomma la somma di una moltitudine di fattori che rendono ogni organo qualcosa di unico. 

E’ sorprendente in un'epoca di intelligenza artificiale ed elettronica sofisticata vedere la magia del suono prodotto esclusivamente dalla meccanica. Ad eccezione della pompa d’aria, un tempo anche essa manuale, nel momento in cui l’aria viene immessa nei mantici e di lì nelle varie parti dell’organo tutto è frutto dei meccanismi creati da abili artigiani e messi in moto dagli organisti.

Tutto deve essere precisamente tarato a partire dalla pressione dell’aria che deve rimanere pari ad un valore preentivamente calcolato. Per questo motivo alcuni mattoni posti sulla sommità dei due mantici ai lati della cassa dell’organo servono da contrappeso per impedire agli stessi di riempirsi ulteriormente d’aria superando i valori di pressione  previsti causando una variazione nella resa del suono.

Dai mantici l’aria passa in un lungo condotto "il somiere" dove i registri e le tastiere sono come i nostri assi delle ascisse e delle ordinate in grado di creare combinazioni tra i vari registri che danno aria a gruppi diversi di canne ed ai comandi dei tasti ed ai pedali che le fanno suonare. La combinazioni di suoni sono davvero tante quasi impressionanti.

Si può andare dal tintinnio di campanelle, ai fiati alla gran cassa in base alla dimensione dell’organo. Ancora adesso mi risuona nelle orecchie il tintinnio delicato dei campanelli oppure la potenza che i miei due “maestri” hanno reso possibile impostando “tutti i registri” in contemporanea.

E’ davvero un mondo complesso, dove ogni canna è forgiata a mano con piombo e stagno, ogni suono deve essere regolato da esili accorgimenti meccanici fatti di leve e bilancieri. Insomma sono ammirato da queste due persone che con grande facilità passano dal trattare materie tecniche a quelle di natura musicale come se fossero innate.

Mauro e Vanni  sono felici di dare nuova vita a questo organo e mi spiegano che come tutti gli strumenti fatti con materiali naturali devono essere utilizzati altrimenti “si incriccano” e dunque deve diventare una missione quella di trovare il modo di rendere accessibili questi strumenti creando eventi, offrendoli a chi vuole imparare ad usarli.

La visita si conclude ed il mio pensiero ora va a quale futuro ci può essere per il patrimonio organistico italiano e quale auspicio per il nostro organo di San Sebastiano?

Per quanto mi riguarda d’ora in poi quando vedrò o ascolterò un organo a canne, nulla sarà più come prima perchè ora mi è ben chiaro lo straordinario mondo che si cela dietro di esso e soprattutto quanto lavoro di persone straordinarie è lì custodito.

Giovanni Antonio Molineri ed i tesori del coro di San Sebastiano

Il complesso di San Sebastiano a Cuneo: scrigno d'arte

La chiesa di San Sebastiano si trova nel luogo ove sorgeva l’antica chiesetta di San Giacomo, la cui Confraternita era andata estinta alla fine del XV secolo, con il confluire del culto del santo della nuova Compagnia. In seguito agli eventi bellici del 1557 l’edificio venne ricostruito, prima con la realizzazione del coro ad opera dei maestri Fontana e Scala nel 1595 e in seguito la facciata (1621), sino alla consacrazione avvenuta nel 1625. Una terza devozione si era nel frattempo aggiunta a quella dei santi Giacomo e Sebastiano: la Madonna del Carmine. Ulteriori lavori vennero realizzati tra XVII e XVIII secolo, con l’ampliamento dell’aula che portò la facciata a filo strada (1663), la costruzione della sacrestia e della sala del Consiglio negli anni Trenta del Settecento, e il rifacimento di coro e presbiterio. Qui intervennero alcuni fra i più grandi artisti e artigiani del momento: il luganese Beltramelli per l’altare maggiore e gli stucchi, il quadraturista Pier Antonio Pozzi e il figurinista Alessandro Trono per la decorazione della volta. Ulteriori ampliamenti furono realizzati nel XIX secolo, con la realizzazione delle due cappelle laterali e della cupola, e    il completamento della facciata in stile neogotico. Tra le opere che si conservano all’interno della chiesa, la pala del coro con il Crocifisso tra i santi Giacomo, Sebastiano e due confratelli del Molineri (1625), autore anche dei quattro evangelisti nei nicchioni della volta del presbiterio, e le statue lignee processionali di San Sebastiano e della Madonna del Carmine. Dal settembre 2013 la chiesa è parte integrante del percorso del Museo diocesano San Sebastiano.

Museo Diocesano Cuneo in San Sebastiano

Una visita a Cuneo deve assolutamente prevedere una tappa in questo museo ricco di significative testimonianze d'arte. L'allestimento rende piacevole la visita e la stessa chiesa con le opere di Scuola Saviglianese è uno scrigno barocco tra i più belli della città. Visita

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