Viaggiare per noi significa muoversi rispettosamente in un luogo cercando di consocerlo e farlo conoscere e mettendo in luce quegli aspetti che creano consapevolezza come la storia delle Mafie dei Pascoli a Centuripe.
Potremmo iniziare questo racconto della Camera delle Meraviglie parlando di Centuripe in provincia di Enna, la storica località che nessuno conosce per ciò che custodisce, ma che tutti pubblicano per vista dall'alto a forma antropomorfa (con buona pace di molti influencer). Tuttavia siccome dall'alto non la vedrete mai a meno che non decidiate di noleggiate una qualsiasi forma di veivolo, preferiamo portarvi idealmente qui per scoprie il Deserto Fiorito di Francesco Capizzi e la sua storia contro la Mafia dei Pascoli, che sono di certo più importanti.
PS: se volete vedere la foto di Centuripe dall'alto certela, per scelta non verrà pubblicata in questa pagina)
Esiste dunque un paese in Sicilia che si chiama Centuripe e proprio qui si trovano i Calanchi del Cannizzola, un deserto d’argilla di natura alluvionale segnato dalla mole dell’Etna all’orizzonte. Qui oltre a conoscere una zona sconosciuta quanto meravigliosa, per noi è stata l’occasione per conoscere il significato della Mafia dei Pascoli. Ci si rende conto che a volte viviamo accanto a casi di malaffare incredibili e neppure ne conosciamo l'esistenza o forse conviene che poco se ne parli. Dunque questa visita ha avuto una duplice valenza ed è questo l’obiettivo di Francesco e della sua famiglia con il suo deserto fiorito.
Francesco è nato a Centuripe e qui ha nutrito un legame con il territorio che se ti capita di incontrarlo e chiacchierare con lui sarà chiaro. Si tratta di un sentimento profondo e da proteggere e così di fronte ad un territorio inghiottito dalla mafia dei pascoli, che negli anni lo ha fatto quasii sparire dalle mappe geografiche, lui è giusto alla conclusione di dover fare qualcosa; tuttavia per fare qualcosa, se non sei nessuno rispetto ai poteri forti, non poteva che giocare intelligentemente sull’attrarre gente, fare in modo che più persone possibili percorressero questi luoghi e facendo diventare ciascuno di noi visitatori testimoni di una realtà, sostenitori della bellezza di un posto e massa critica con lui che non si è più trovato ad essere uno/nessuno, ma centomila (direbbe un altro figlio della Sicilia), sostenuto e seguito da migliaia di persone. Se uno infatti improvvisamente diventa riferimento per molti (o in questo’epoca diremo influencer) allora, chi un tempo mandava bossoli minatori o altro, farà adesso più attenzione per non destare polveroni rischiosi. Questa è la storia di Francesco e dei Calanchi di Cannizzola.
Penso che sia comprensibile la sorpresa per noi arrivati sul posto nello scoprire tutto questo con Francesco nei suoi Calanchi. Lì dove lui ha iniziato a fare il pastore, a piantare ulivi e rinverdire gli agrumeti abbandonati e non perchè volesse fare l’allevatore o il contadino, ma per presidiare e difendere attraverso attività compatibili e che oggi sono diventate un piccolo orgoglio della Sicilia che ci piace. L'immagine del deserto che rifiorisce diventa in effetti più che mai emblematica.
Beh di certo questo non è lo spazio per una trattazione approfondita e per questo lasciamo anche un paio di documentari prodotti dalla Rai sull'argomento come approfondimento. Tuttavia alcuni dati sono sconcertanti e li vogliamo rimarcare. La Mafia dei Pascoli è un organizzazione estesa su tutto il territorio nazionale e non solo in Sicilia. La mafia dei pascoli per poter appropriarsi sulla carta di territori non legittimi e spesso abbandonati, ha bisogno di connivenza e dunque di coinvolgimenti di politica e amministrazioni. Il gioco milionario è di avere aziende agricole (molto spesso fittizie e che fanno capo ad altri soggetti spesso ubicati al Nord) intestatari di pascoli o terreni sulla base dei quali riceveranno quote di fondi dalla Comunità Europea in base alla dimensione dei terreni. Qui scatta la corsa ad avere o “falsificare” documenti di proprietà o gestione di vaste aree che nessuno mai controllerà… La mafia dei Pascoli impoverisce i territori per accumulare ricchezza nelle tasche di pochi che non investirano su quel territorio. Questa è anche la storia di questo lembo di Sicilia …un deserto per conformazione naturale, ma che si è desertificato anche facendo tutte le attività che tradizionalmente ospitate. Se deciderete di fare visita al Deserto di Cannizzola vi capiterà di vedere agrumeti abbandonati, sistemi di irrigazioni divelti che disegnano un deserto nel deserto.
Francesco Capizzi è un giovane ragazzo e padre di famiglia che si occupa di elicicoltura ed ha un’impresa edile…insomma un lavoratore sul suo territorio, che negli ultimi anni ha dedicato il suo tempo per difendere un luogo in cui crede e lo ha fatto su base volontaria, ma oggi è sempre più tangile la voglia di trasformare il suo progetto nella sua attività principale, portando avanti degli ideali sani e solidi, che riteniamo fondamentale possano dargli da vivere, dimostrando che i buoni progetti possono fare rinasce e diventare un modello di riferimento.
Francesco lo abbiamo incontrato sulla sommità di una collina che fa da belvedere alla vallata del Cannizzola e dove lui ha dato vita ad un luogo dove venire per godere del paesaggio, trovare il confort di un’area picnic, lui stesso organizza grigliate o attività e poi ha aderito al progetto Big Beach portando anche qui una grande panchina diventata un simbolo di questo luogo e fattore di attrazione. Nel poco tempo che siamo rimasti ( circa 4 ore) abbiamo visto gruppi di bikers, turisti, curiosi, ragazzini in cerca di un selfie fuori dal comune raggiungere questo luogo in una giorno infrasettimanale di aprile. L’area sosta con i servizi igienici è frequentata e si respira un clima amichevole fatto di persone come i motociclisti che oramai frequentano spesso questa zona e che Francesco accoglie come amici di famiglia.
La panchina Francesco ci racconta essere blu e rosa, uomo e donna,i figli (i suoi), ma anche il futuro dell'umanità e di questo luogo. E' così che una panchina costuita da lui ed il babbo diventa un simbolo e rientra in un circuito ormai diventato internazionale.
Di qui parte un percorso trekking che Francesco sta cercando di rendere fruibile per tutti e cerca di trovare soluzioni per tutte le categorie di utenza. Sicuramente già arrivando in auto, lo spettacolo che si apre ha la forza di un Etna che fa da sfondo ad un panorama che improvvisamente diventa brullo e lascia spazio ad un geomorfismo inaspettato fatto da colate d’argilla che formano calanchi dal colore brunato e la cui superficie argillosa cotta dal sole da un effetto “pelle d’elefante” creando uno scenario lunare che ha affascinato molti visitatore. Ha dimostrazione di ciò, la decisione di scegliere Cannizzola come location cinematografica da molti registi tra cui l’ultima versione del Gattopardo o video musicali dai Coma.-cose, Di Martino e Colapesce o da Mario Venuti.
Percorrere questi luoghi è sicuramente un tassello di una Sicilia che non ti aspetti, ma assolutamente apprezzabile. 5 o 6 chilometri da percorre a piedi cimentandosi magari a salire o scendere lungo le pendici di un calanco sentendo la terra ruvida sotto i piedi. Guardare queste pieghe quasi vellutate e monumentali che circondano è stata una bella sensazione, insieme alla consapevolezza di essere su una terra che vuole darsi un vero e nuovo futuro.
A conclusione di questa escusione, noi siamo sempre più convinti che le motivazioni ad un viaggio possono essere molteplici, ma per noi che vi stiamo raccontando questo episodio c'è la volontà di affermare che chi propone o organizza viaggi deve assumersi l’onere di rendere il viaggio uno strumento di conoscenza e di sensibilizzazione, invitando a scoprire luoghi forse poco noti con il giusto approccio e rispetto; invitando a conoscere le persone che molto spesso sono paladini dell’identità di un luogo creando le condizioni per incontrali e vivere esperienze uniche. Questo è il senso di Io Vivo Italia ed è per questo che riteniamo giusto sostenere questo progetto. In tal senso invitiamo chiunque ad andare a trovare Francesco, a seguiro sulla sue pagine social e perchè no .... adottare un ulivo che sarà un tassello in più per il suo progetto e sarà un pezzo di territorio che rinasce, sarà un segno di una consapevolezza che cresce e ci renderà tutti complici di qualcosa di buono…oltre all’olio che uno si porterà a casa. Diamo una mano a fare rifiorire questo deserto.