Ciao!
Se hai bisogno di un consiglio o di aiuto utilizza la chat. In Terre di Granda Club è a tua disposizione.

Contattaci 💬

Bologna la Dotta

Bologna è sede di una delle Università più antiche del mondo. Dal 1088 questa città si nutre del suo ateneo che è vera linfa vitale in termini di energie, di idee, di commerci insomma a trecentosessantagradi. Ma cosa significa percorrere la città seguendo il filo rosso della sua identità universitaria? Noi lo abbiamo fatto ed il risultato è stato indimenticabile. Una moltitudine di locali perlopiù dalle dimensioni molto ridotte invitano ad incontrarsi al bancone o attorno ad un tavolo dove c’è chi studia, chi chiacchiera dei massimi sistemi o “pazzeggia” in amicizia. 

Un inizio dolce per entrare nel mood

Il primo passo è quello di lasciarsi andare tra il sinuoso reticolo delle vie porticate dove spostandosi verso l’area della cosiddetta città universitaria tra via delle Belle Arti e via Zamboni vedrete ringiovanire la popolazione e respirerete l’energia della gioventù che qui è sovrana. Le vie sono prolungamenti delle aule universitarie dove passeggiare, incontrarsi, intrattenersi ed certamente anche ... studiare.

Suggerimenti per un brindisi nel quartiere universitario

La tabaccheria con la sua vecchia vetrina che ricorda la “precedente pelle” oggi è un perfetto luogo d’incontro dal sapore retrò e creativo. Le stanze sono allestite nella cappella gentilizia della famiglia Bentivoglio è un cocktail bar dalla sontuosa atmosfera data dagli affreschi in grisailles che circondano uno degli apericena più belli della città. Anche l’Osteria dell’Orsa è un mix interculturale dai profumi di curry e tavolini circondati da graffiti e collage dal sapore provocatorio.

Piazza Giuseppe Verdi è una sorta di hub culturale dove il Teatro Comunale dell’Opera ed il Rettorato sembrano quasi dialogare insieme ad artisti di strada, neolaureati con il capo cinto della corona d’alloro, copisterie e curiosi esercizi multi-funzione un pò libreria un pò abbigliamento vintage ed anche bagno pubblico: una commistione possibile solo in una città come Bologna. Nella Piazza dell’Opera non aspettatevi le "impomatate" piazzette della Scala di Miliano o del Carignano a Torino, ma vi troverete una chiassosa platea di tavolini e locali dove godere dello spettacolo della gioventù. Qui tutto è a misura di studente inclusa la chiesa detta degli Studenti, che segue gli orari delle lezioni…. Avete mai sentito altri casi di questo genere al mondo?  

Questo non è un luogo di contemplazione della cultura, ma un luogo di produzione, di diffusione e di condivisione della Cultura che trova decine di forme diverse per esprimersi. Dal punto di vista degli studenti, anche la città dei  tanto vituperati graffiti sui muri cambia significato. Se vi prenderete la briga di leggere questi  "i muri", molti dei messaggi oltre che irriverenti, esprimono  disagi, valori,  battaglie civili ed appartenenza di una gioventù pensante e partecipativa. Si può condannare un graffito su un bene della collettività, ma occorre anche comprendere il valore di momenti di presa di posizione che spesso un giovane esprime in forme non comunemente accettabili, ma in qualche modo creative.

Se poi camminando incontrerete giovani vestiti con un copricapo a punta e piumato, un lungo mantello ed al collo placche metalliche come onoreficenze, sappiate che non sono i partecipanti ad una rievocazione storica di gusto medievale, ma sono i goliardi ovvero una delle massimie espressioni dello spirito studentesco bolognese e non solo. Noi li abbiamo incontrati ed abbiamo percorso un tratto della nostra Bologna universitaria in loro compagnia sul ritmo dell’inno internazionale della Goliardia cantato sulla porta del Rettorato:

Ecco qui, le nostre guide goliarde che ci hanno raccontato un Bologna universitaria piena di uno spirito irriverente e divertito

Incontriamo dunque due ventenni che subito si presentano come i Goliardi e come i protagonisti di Bologna. Loro in giro per i portici e le strade della città si sentono potenti perchè sono loro il motivo per cui la città è così unica. Sono loro che portano avanti una tradizione  oramai quasi millenaria, ma lo fanno con la leggerezza dei ventenni che sanno di vivere un’età destinata a sfiorire e dunque è giusto godersela. Se vuoi ringraziarli  non usare il vile denaro, ma Bacco, Tabacco e Venere e fai attenzione a non giudicarli come scapestrati sulla strada della perdizione, dell’alcolismo e del tabagismo. Sono noti per scherzi irriverenti ed a volte esagerati, ma in realtà  sono in città per formarsi e hanno ben chiara la consapevolezza del sapere, la ricerca della sua condivisione e i valori fondanti di una società civile. Spesso scendono in piazza per far sentire la propria voce e portare avanti battaglie ritenute importanti con mezzi ovviamente  opra le righe. Presto ai due ragazzi se ne unisce un terzo che ci vede e tira fuori la sua feluca (questo è il nome del cappello del goliarda) dando prova di quello che ci stanno dicendo…se incontrate un goliarda fermatelo  parlategli e sarà pronto a raccontarvi qualcosa della sua città e di condividere con voi le sue conoscenze. Se due goliardi si incontrano sulle strade del mondo si riconoscono, si ospitano ed è come se già si conoscessero. Essere un goliarda è una sorta di lasciapassare che ti permettere di spostarti in un’altra città e trovare qualcuno che ti accoglie.

L'Inno del Goliarda

Gaudeamus igitur, Iuvenes dum sumus, Post molestam senectutem :,: Nos habebit humus. Ubi sunt, qui ante nos In mundo fuere, Vadite ad superos, Transite ad inferos, Ubi jam fuere. Vita nostra brevis est, Brevi finietur, Venit mors velociter, Rapit nos atrociter, Nemini parcetur. Vivat Academia, Vivant Professores, Vivat membrum quodlibet, Vivant membra quaelibet, Semper sint in flore! Vivant omnes virgines Faciles, formosae Vivant et mulieres Tenerae, amabiles, Bonae, laboriosae. Vivat et respublica, Et qui illam regit, Vivat nostra civitas, Mecaenatum caritas, Quae nos hic protegit. Pereat tristitia, Pereant osores, Pereat diabolus, Quivis Antiburschius, Atque irrisores.

Come nascono i portici?

Se a Bologna esistono i portici tutelati dall'Unesco, lo dobbiamo agli studenti che sin dal lontano 1088 incominciarono ad arrivare da ogni angolo d’Europa, mettendo in crisi la città murata che oltre a svilupparsi in altezza incominciò a realizzare degli sporti prolungando le travi dei solai per ricavare più spazi per alloggi e creando quindi una sorta di riparo sulla strada. L’ulteriore prolungamento delle travi provocò poi la necessità di posizionare degli appoggi per sostenere quello sbalzo che invadeva la strada creando uno spazio coperto che è proprio l'antenato del portico. Il portico bolognese nasce dunque come “abuso” edilizio solo in seguito legalizzato. Ancora oggi tuttavia è uno spazio privato ad uso publico e la sua manutenzione spetta al proprietario della casa.

Il Fittone

Sotto i portici del Rettorato esiste un paracarro in marmo bianco meglio noto come “il Fittone”. Da tempo immemore è il simbolo della Goliardia ed il luogo delle investiture, proclami e qui si svolgono i momenti isituzionali della loro “comunità”.   Ringraziamo gli amici goliardi come si conviene  offrendo un bicchiere di vino (Bacco), del tabacco e per Venere…. Beh tralasciamo. Personalmente mi rimarrà l’entusiasmo, la convinzione e la generosità di questi ragazzi che invece di chiudersi in un mondo social, abbracciano l’amore per la vita e  la giovinezza e la trasformano in qualcosa da vivere insiemeregalandoti un’ora del loro tempo per raccontarsi e per raccontare con orgoglio chi sono.

Palazzo Poggi

https://sma.unibo.it/it/il-sistema-museale/museo-di-palazzo-poggi
Nel 1711 il Senato bolognese acquistò Palazzo Poggi per insediarvi l’Istituto delle Scienze e delle Arti, voluto da Luigi Ferdinando Marsili. Dopo quasi tre secoli le grandi sale, affrescate dai celebri pittori Pellegrino Tibaldi, Nicolò dell'Abate e Prospero Fontana, ospitano nuovamente gli antichi corredi delle camere di geografia e nautica, architettura militare, fisica, storia naturale, chimica, anatomia umana ed ostetricia, accanto al cinquecentesco museo Aldrovandiano.” Così riporta il sito ufficiale del museo e personalmente è uno di quei musei che non ti aspetti a partire dallo straordinario palazzo. Uno scalone monumentale ti porta nelle sale che oltre alle collezioni mussali offrono raffinati cicli di affreschi cinquecenteschi a soggetto mitologico che fanno da cornici ad una sorta di wunderkammer a sfondo scientifico. Le curiosità sono davvero tante e seppure a volte avere a che fare con feti, amputazioni e chirurgia lo spettacolo può tendere allo splatter , in realtà la raffinatezze ed il valore degli oggetti è una rivelazione ed è il perfetto completamento per un percorso sulla città universitaria perchè questo museo è il simbolo della conoscenza che deve essere offerta a tutti e diventare un bene comune.

Recensioni